7 feb 2012

Uno studio in rosso




Uno studio in rosso scritto nel 1887 da Arthur Conan Doyle è la prima avventura dell'investigatore più famoso della letteratura: Sherlock Holmes.
La storia è raccontata in prima persona dal compagno di avventure del detective John H. Watson. La prima parte ci viene presentato questo personaggio, un reduce della guerra in Afghanistan a cui aveva partecipato come medico ma dopo essere stato ferito viene rimpatriato e torna a Londra.
Qui decide di trovare un appartamento economico e quando incontra un suo vecchio amico, Stamford, egli gli menziona un alloggio che avrebbe potuto condividere con un altro inquilino: Sherlock Holmes.
Nonostante gli avvertimenti di Stamford su quanto fosse particolare questo individuo, il dottor Watson decide di incontrarlo. Ci si presenta subito una persona molto sopra le righe, che appena li vede entrare nella stanza salta in piedi gioioso di poter condividere con loro la sua ultima scoperta. Chiusa questa parentesi, Stamford presenta a Holmes il dottore come suo possibile coinquilino e dopo aver elencato entrambi i propri difetti decidono di concludere l'affare vedendo il  numero 221B di Beker Sreet.
Iniziamo quindi a conoscere Sherlock Holmes e la sua scienza della deduzione, cioè la capacità di dedurre, dopo aver osservato, da dettagli insignificanti per l'occhio inesperto informazioni preziose, eliminando qualsiasi elemento di disturbo dall'ipotesi fatta senza basarsi su prove al coinvolgimento personale. Questo metodo è molto efficace e ne dà ampia dimostrazione sia nelle piccole cose, sia nel risolvere casi apparentemente incomprensibili. Ed è proprio grazie a questa sua peculiarità che la polizia si rivolge a lui quando non sanno che pesci prendere.
E Watson ci racconta del primo caso di cui si è occupato con Holmes proprio su richiesta della polizia: un omicidio avvenuto in una casa disabitata. Gli elementi su cui indagare sono pochi e inconcludenti: un corpo che non presenta segni di violenza, cenere di sigaro, impronte lasciate sia fuori che dentro la casa, e la scritta “RACHE”scritta col sangue in un angolo della stanza.
Il caso in se è relativamente breve, la prima parte si conclude con un arresto inaspettato e che lascia il lettore con tutte le domande ancora senza risposte; risposte che ci vengono fornite nella seconda parte del libro ma solo dopo essere venuti a conoscenza della storia dell'arrestato, una storia molto toccante che ha forgiato l'animo di questa persona e quasi ci fa vedere l'assassino come una qualcuno che cercava nient'altro che una giustizia. La sua.
[Nulla è piccolo per una grande mente]

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